L’ambizioso progetto
I mari e gli oceani sono oramai invasi da tonnellate di plastica, grandi ammassi di rifiuti che, galleggiando in superfice, finiscono per aggregarsi fino a formare piccoli isolotti di diverse dimensioni. Tuttavia, un ambizioso progetto sarebbe stato messo a punto per arginare tale fenomeno. La plastica, come è stato ampiamente dimostrato, non si biodegrada, bensì si fotodegrada, ovvero si divide in tante piccolissime parti per via dell’impulso della luce solare, disperdendosi e minacciando concretamente l’intero ecosistema marino. Boyan Slat, ventiseienne olandese e fondatore dell’organizzazione senza scopo di lucro Ocean Cleanup, ha progettato a tal proposito una sorta di barriera galleggiante, trainata da due imbarcazioni, capace di passare al setaccio le acque oceaniche. Dopo i primi tentativi terminati con un risultato fallimentare, il modello da ultimo perfezionato sta invece restituendo i primi frutti che lasciano ben sperare per l’avvenire.
Come funziona
Alla base del progetto appena descritto c’è un’idea tanto semplice, almeno in apparenza, quanto innovativa. In breve, si tratta di una barriera galleggiante lunga circa ottocento metri e profonda tre, equipaggiata di una rete volta a bloccare i rifiuti senza danneggiare la flora e la fauna marine. Essa è trainata attraverso l’acqua ed è completamente aperta sul fondo in modo tale da permettere ai pesci di non rimanere incagliati. Entrambe le estremità della barriera, poi, sono collegate alle imbarcazioni, le quali procedono a una velocità abbastanza ridotta. Il flusso naturale che a quel punto si viene a creare permette di trasportare la plastica lungo la barriera stessa e di convogliarla in una zona centrale, chiamata area di ritenzione, la quale viene svuotata più o meno ogni settimana. Ma non è finita qui. La plastica periodicamente raccolta viene successivamente etichettata, registrata e trasferita in appositi contenitori e, da ultimo, riciclata.
Alcuni aspetti controversi
Non è un lavoro immediato fare una stima credibile del rapporto costi e benefici esistente dietro un simile progetto. Quel che è certo però è che quest’ultimo, finché non verrà limitata, o meglio ancora eliminata, la produzione di plastica a livello mondiale, sarà destinato a rimanere un palliativo, un utile strumento atto a tamponare temporaneamente l’impatto dell’uomo sull’ambiente. Ambiente che, tra l’altro, utilizzando questo sistema innovativo non è comunque del tutto salvaguardato, come hanno fatto notare svariati esperti. Due, infatti, le principali critiche mosse al riguardo. Innanzitutto, per il traino delle barriere galleggianti in acqua vengono adoperate delle imbarcazioni tra le più inquinanti presenti in circolazione, responsabili della produzione di quantitativi spropositati di gas a effetto serra. L’altra critica sollevata riguarda invece il cosiddetto “neuston”, ovvero l’insieme degli organismi che vivono sull’interfaccia uomo-acqua e che rischia, inevitabilmente, di essere distrutto.
Fonti:
– https://www.ilpost.it/2021/10/26/ocean-cleanup-critiche/ ;
– https://forbes.it/2021/01/05/boyan-slat-genio-26-anni-ripulisce-oceani-plastica/ .