Una delle principali difficoltà nella pratica oncologica è rappresentata dalla definizione di una terapia personalizzata per i pazienti affetti da tumore. Questo è dovuto anche alla non sempre semplice effettuazione di biopsie che permettano non solo di caratterizzare la patologia, ma anche di monitorarne lo stadio. La biopsia liquida potrebbe rappresentare un netto miglioramento in questo senso.
Biopsia Liquida
Questa tecnica permetterebbe, mediante l’effettuazione di un prelievo di sangue, non solo di individuare dei biomarcatori (ad esempio, le cellule tumorali circolanti o il DNA tumorale circolante) che possano fornire informazioni sulla presenza di una situazione tumorale, ma anche sulla relativa tipologia e stadiazione, nonché sulla possibilità di sviluppare metastasi.
Grazie ai risvolti positivi, legati alla scarsissima invasività e facilità di effettuazione di questo test, da più di 10 anni la messa a punto e successiva standardizzazione di questa tecnica è argomento di studio da parte di diversi team di ricerca.
Tra questi, spiccano nel panorama scientifico attuale due studi italiani.
Diagnosi, prognosi e terapia
Una volta validata una tecnica standard, questo test potrebbe essere fondamentale non solo nella diagnosi, ma anche nelle fasi di prognosi e terapia oncologica.
È proprio su questi aspetti che i due team di ricerca italiani stanno direzionando i loro sforzi.
L’obiettivo del primo studio ha riguardato, in modo duale, sia la dimostrazione che questa tecnica permettesse di discriminare tra donne con una situazione di cancro al seno allo stadio precoce e un gruppo di donne sane (gruppo di controllo), ma anche la capacità della tecnica di individuare i soggetti nei quali la situazione tumorale potesse evolvere, portando allo sviluppo di metastasi. Per questo ultimo aspetto, è stata valutata la capacità della biopsia liquida di identificare i cluster circolanti di cellule tumorali (ovvero aggregati di cellule cancerose) che porteranno allo sviluppo di metastasi anche in quei soggetti che, al momento del test, non presentavano metastasi.
Questa tecnica, nel suo complesso, ha dimostrato di avere una sensibilità pari al 75% ed una specificità del 97% nella discriminazione tra donne affette da cancro al seno e donne sane.
Il secondo studio, invece, si è focalizzato sulla personalizzazione della terapia antitumorale seguente alla chirurgia. In questo caso, sono stati presi in considerazione pazienti affetti da cancro al colon per cercare di individuare i soggetti che necessitassero della cosiddetta “terapia adiuvante”, ovvero quella terapia farmacologica (spesso chemioterapia) che viene attuata in seguito all’attività chirurgica, anche in assenza di residui cancerosi rimanenti.
La ricerca e l’individuazione del DNA tumorale effettuata con un semplice prelievo di sangue potrebbe, in questo caso, fungere da discriminante evidenziando i pazienti a rischio recidiva e risparmiando ai soggetti completamente guariti una terapia che non apporterebbe vantaggi.
Prospettive
Veloce, poco invasiva e con la possibilità di essere effettuata frequentemente, la biopsia liquida rappresenta una potenziale arma nella lotta ai tumori che, oltre ad abbattere i rischi ed i limiti legati all’effettuazione di una biopsia classica, potrebbe facilitare notevolmente non solo la fase di diagnosi, ma anche la creazione di una terapia “su misura” in grado, di conseguenza, di migliorare la prognosi e la guarigione dei soggetti interessati da queste terribili condizioni.