La novità più rilevante in tema di smart working contenuta nel Dpcm 24 ottobre 2020 ha riguardato il fatto che il c.d. lavoro agile, a seguito dell’emergenza sanitaria in atto a causa del Covid-19, è stato fortemente raccomandato non solo nella modalità semplificata ma di fatto tutte le imprese sono state chiamate a utilizzare il lavoro a distanza per tutte le attività che lo potevano consentire, senza alcuna limitazione.
Il decreto Rilancio aveva già stabilito la possibilità per le imprese di ricorrere al lavoro agile semplificato (con una procedura più veloce, senza bisogno degli accordi individuali), per tutto il periodo di emergenza; il suddetto Dpcm aveva quindi ulteriormente raccomandato lo smart working, pur non introducendo una stringente novità normativa, rappresentando un forte impulso in questo senso da applicare in ogni azienda.
In cosa consiste il lavoro agile seconde la normativa italiana
Il lavoro agile consiste in una modalità di prestazione del lavoro subordinato che si svolge con le seguenti caratteristiche minime: esecuzione della prestazione lavorativa in parte all’interno di locali aziendali e in parte all’esterno ed entro i limiti di durata massima dell’orario di lavoro giornaliero e settimanale, derivanti dalla legge e dalla contrattazione collettiva; utilizzo di strumenti tecnologici per lo svolgimento dell’attività lavorativa; assenza di una postazione fissa durante i periodi di lavoro svolti all’esterno dei locali aziendali.
Durante il periodo in cui l’attività lavorativa è prestata con tale modalità, il rapporto di lavoro continua ad essere regolato dalla normativa nazionale ed aziendale in vigore per il personale di mansioni equivalenti che presta la propria attività con la modalità tradizionale e dall’accordo individuale predefinito, senza alcun mutamento di incarico, mansione e retribuzione rispetto a quanto fissato dal contratto di assunzione.
I vantaggi/svantaggi dello Smart Working in fase emergenziale
L’esperienza dell’ultimo anno ha portato a verificare, al netto della necessità dovuta all’emergenza sanitaria, quali siano i vantaggi ottenibili e gli svantaggi procurati dall’introduzione della suddetta modalità; i primi, in sintesi, possono essere misurati in termini di miglioramento della produttività, riduzione dell’assenteismo, riduzione dei costi per gli spazi fisici, minori spostamenti con conseguenti benefici per ridotto inquinamento.
Ma i secondi? Innanzitutto dobbiamo considerare che al momento, proprio perché necessità senza alcuna specifica regolamentazione, non è un vero e proprio Smart Working, quanto più una forma emergenziale di lavoro agile. La forzatura rispetto al dover lavorare sempre da casa, unita alla limitazione negli spostamenti, ha portato a riscontrare molte criticità, tra cui il separare i tempi dedicati al lavoro da quelli della vita privata, difficoltà a mantenere un corretto equilibrio nella propria famiglia, una percezione diffusa di isolamento, mancanza di luoghi idonei, di apparati IT, di competenza digitali, collegamenti internet non sempre idonei.
Considerazioni sulla base dell’esperienza dovuta alla necessità
Possiamo dire che l’emergenza sanitaria ci ha costretti a vivere un’esperienza che in poco tempo, cosa che invece in cicli normali avrebbe richiesto decenni, ha dato consapevolezza a tutti di cosa sia in realtà lo Smart Working con pro e contro; l’ideale per il futuro, a fine pandemia, sarà trovare il corretto equilibrio tra lavoro in presenza e lavoro agile, considerando non solo i difetti ma soprattutto i pregi di entrambi, in alternanza.
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