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Alla ricerca della coccola negata

Il trend si stava già verificando prima dello scoppio della pandemia: l’isolamento sociale, la difficoltà di relazione con gli individui della nostra stessa specie, questo meraviglioso e strabiliante progresso tecnologico. Le basi del distanziamento sociale erano già una realtà per molti prima che questo diventasse una regola anti contagio.

Ed ecco, nel 2020, il boom delle adozioni degli animali da compagnia, un boom che ha terrorizzato molti operatori del settore, non solo veterinari, ma anche volontari, associazioni cinofile etc. che si sono viste richiedere questo strabiliante numero di adozioni, e hanno deciso di consegnare gli animali con il famoso brivido dietro la schiena che accompagna ogni affido, ovvero “speriamo che questo cucciolo non debba tornare in canile” per questo e questo motivo; perché purtroppo a volte il cuore con cui si sceglie un animale da compagnia deve fare a pugni con una realtà e una difficoltà di gestione che pochi immaginano, soprattutto chi non ha avuto esperienza diretta.

Ma guardiamo un attimo più nel dettaglio cosa ci porta, improvvisamente, ad avere bisogno di avere intorno a sé un animale da compagnia, analizziamo un attimo la cosa dal punto di vista animale, e per animale intendo la “scimmia nuda”, il sapiens che decide di punto in bianco che deve prendersi cura di un’altra specie animale.

Parto da un presupposto che ormai vivendo a contatto con gli animali ho fatto mio, ovvero…non facciamoci illusioni, siamo il prodotto dell’età della pietra, tutto ciò che è venuto dopo, ovvero la storia e la civiltà sono un niente in confronto alle nostre radici preistoriche in cui abbiamo sviluppato la maggior parte dei nostri comportamenti, soprattutto inconsci ed emozionali.

Quindi la prima risposta che potrei darmi a un boom di adozioni di pet in periodo Covid è anche la più scontata: il bisogno di contatto fisico.

Il contatto fisico tra umani, quello bello, quello che ti regala emozioni, gioia, pace e salute (picco di endorfine e aumento della funzionalità del sistema immunitario) era già difficile in tempi pre-pandemia, adesso è considerato, nel più gentile dei casi, disdicevole e dannoso…mi fermo qui.

E quindi ecco, un pet, finalmente è una creatura vivente che posso accarezzare e baciare senza sentirmi in colpa. Quando a un animale sociale, a una scimmia nuda, togli la socialità, lo sviluppo di stereotipie è quasi scontato. Chiudi un cane in un campo di mille metri quadrati, con tutto a disposizione, dal cibo agli alberi, all’acqua fresca, ma lascialo da solo. Presto, prestissimo inizierà a dare segni di ansia e nervosismo, si strapperà il pelo dalle zampe, si morderà la coda. Nessun animale sociale può stare isolato senza avere danni comportamentali, è una certezza matematica.

Andiamo poi a un secondo motivo, più subdolo se vogliamo, forse anche più fastidioso per gli orecchi di qualcuno, e qui porto un esempio che notavo anche in un periodo pre-Covid: abbiamo bisogno di accudire.

Anche qui, non prendiamoci in giro: la scelta di diventare genitori in questo periodo è una scelta che sfiora l’eroismo in Italia. Laddove le persone possono liberamente scegliere di rinunciare ad avere un figlio per dedicarsi ad altri progetti, e guai se così non fosse, altrettanta libertà di scegliere di diventare genitori non è concessa a chi invece un figlio lo desidera, possibilmente in un’età non troppo avanzata, senza dover lasciare il posto di lavoro e rinunciare al reddito e alla realizzazione lavorativa, per non parlare dei limiti biologici. In Italia un figlio è un “problema” tuo, mentre negli altri paesi Europei il figlio è visto come un bene per la comunità.

Un pet allora arriva a consolare, a riempire questo affetto mancato, conscio o meno che sia. Ed esattamente come fa un bambino molto piccolo, risuona con noi. Risuona con noi al punto da manifestare addirittura i nostri stessi problemi di salute, perché è vero che condividiamo gli stessi ambienti e fattori ambientali di sviluppo della malattia, ma anche le nostre situazioni psicologiche, i nostri timori e le nostre ansie sono percepite e somatizzate dai nostri animali. In modo puntuale, a volte crudo. Ruolo che i nostri animali tra le altre cose hanno assunto in tempi recenti, perché tutti ricordano un periodo nella loro vita in cui “il cane che aveva mio nonno mangiava gli avanzi, dormiva in stalla è vissuto 15 anni e non ha mai visto il veterinario”. Io da veterinario, me la sono sentita ripetere spesso.

Mi sono chiesta perché, gli animali invece continuano ad ammalarsi, spesso anche giovani, visto che a rigor di logica, adesso si nutrono sicuramente con alimenti più indicati, e sono indubbiamente molto più seguiti di una volta. La mia personale interpretazione è proprio questa, ovvero, tra gli altri fattori di sviluppo della malattia, la risonanza emotiva con il proprietario è un fattore più recente ma che dobbiamo imparare a considerare. E, inoltre, il suo trasformarsi nell’oggetto di coccole di tutta la famiglia, un po’ lo scarico della nostra emotività prorompente, bersaglio di tutto l’affetto senza limiti che riusciamo a riservare solo agli innocenti. Ogni essere vivente ha bisogno di affetto, ma mai solo di quello.

E veniamo al terzo e ultimo motivo per cui, secondo me, ci si porta a casa un animale da compagnia: il non giudizio. Non importa chi siamo, cosa facciamo, quanti soldi abbiamo in banca, se guidiamo una Panda o una Ferrari: i nostri animali ci leggono l’anima. Non si scappa da questo: mi vuoi bene / mi vuoi nuocere, un animale più o meno lo capisce in una frazione di secondo. Alcuni animali più fiduciosi purtroppo si fanno ingannare a volte da qualche losco figuro, ma mai da chi non è esperto in comportamento animale e si comporta con naturalezza. Ricordiamoci sempre, il 95% del nostro linguaggio è non verbale, solo il 5% è verbale. Ciò che il cane non capisce intelligendo le parole, compensa con i nostri segnali biochimici, odorosi e con l’inflessione della voce, che sono molto più sinceri delle nostre parole. Ci leggono l’anima. Ed ecco un’altra famosa frase: “gli animali sono meglio delle persone”, e io ti rispondo eh no, scimmietta mia! è che tu non sarai mai sincero con una persona quanto potrai esserlo con un animale. E la sincerità è un altro bel sentimento che ormai, sta passando di moda.

Concludendo, l’arrivo degli animali domestici nel nostro nucleo familiare è sempre un arricchimento e un insegnamento. Soprattutto un esempio; vi invito a guardare i vostri animali, a osservare bene come comunicano tra di loro, come si spiegano in un branco, come si sviluppa la vera risonanza negli individui sociali. Come uno stormo di uccelli o un branco di pesci si muove, come se fossero tutte cellule dello stesso organismo che ballano sulla stessa musica. Quando Dio finisce le ali, mette le code. Un abbraccio.

Fonti: https://www.ansa.it/canale_ambiente/notizie/animali/2021/01/13/covid-enpa-coi-lockdown-boom-di-adozioni-di-animali_6f937044-ddf9-4414-b702-be584d643b7e.html

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Dott.ssa Veterinaria Paola Salata

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