Dall’ultimo rapporto stilato da Allianz Global Corporate & Specialty (Agcs)emerge che negli ultimi anni i richiami degli alimenti sono sensibilmente aumentati a livello globale. Un aumento non necessariamente legato ad una riduzione della qualità dei prodotti commercializzati.
I risultati dello studio
Dallo studio effettuato da Agcs emerge che tra i principali rischi connessi a sinistri di responsabilità civile, nel 2020 quelli legati ai richiami dei prodotti e alla sicurezza alimentare si collocano al terzo posto, preceduti dalla “Social inflation” e dall’ aumento dei costi di riparazione e di richiamo dei veicoli.
Negli ultimi anni i richiami dei prodotti alimentari risultano sensibilmente aumentati a livello globale per svariati motivi: da una parte un aumento dei controlli normativi associati ad una tecnologia e ad una gestione operativa che permette una tracciabilità puntuale ed il rilevamento dei fattori determinanti il richiamo (presenza di agenti patogeni, contaminazione fisica, etc.), dall’altra una produzione sempre più globale e la riduzione del numero di operatori in catene di fornitura complesse.
In questo ambito, sottolinea il responsabile della divisione Global Crisis Management, Recall ad Agcs, Stewart Eaton “i social media possono esacerbare la situazione quando c’è un richiamo di prodotti, se non gestiti bene”. Al contrario, se ben gestiti, “possono essere utili a mettere in guardia in anticipo il consumatore”.
La stessa emergenza sanitaria da Coronavirus sta avendo e avrà nei prossimi mesi un impatto sull’incidenza dei richiami dei prodotti: da una parte, si osserva un miglioramento delle prassi igieniche non solo a livello generale ma anche in ambito alimentare, che potrebbe portare ad una riduzione del rischio di contaminazione dei prodotti, alla base di molti dei richiami e ritiri dal commercio, dall’altra parte, però, le conseguenze legate alla diffusione del virus come l’attività irregolare degli stabilimenti di produzione, la riduzione delle visite di ispezione, le attività svolte in smartworking nonché le catene di approvvigionamento irregolari potrebbero portare ad una riduzione dei controlli della produzione e della qualità del lavoro determinando un aumento del rischio di richiamo.
Ma come scatta un’allerta alimentare?
L’allerta alimentare ha lo scopo di informare i consumatori che un dato alimento è a rischio e che non deve essere consumato. L’allerta fa sempre riferimento ad un alimento ben specifico identificato da un preciso lotto di produzione che lo individua inequivocabilmente.
La gestione dell’allerta può risultare in capo alle Aziende Sanitarie Locali, alla Commissione Europea per la sicurezza alimentare (EFSA), alle Regioni fino ad arrivare al Ministero della salute.
In genere l’allerta alimentare può scattare:
- a seguito di autocontrollo realizzato dagli stessi Operatori del Settore Alimentare;
- in relazione a controlli svolti dalle autorità sanitarie;
- dietro segnalazione da parte dei consumatori;
- in relazione alla segnalazione di intossicazioni o problemi analoghi a seguito dei quali vengono effettuati prontamente controlli e verifiche.
Il controllo dei prodotti viene effettuato, tra le altre cose, sulle misure igieniche adottate, sulla salubrità degli alimenti, sulla correttezza dell’etichettatura e sull’assenza di contaminazione fisica.
A seguito dell’allerta, il prodotto può essere sottoposto a ritiro o a richiamo. Spesso, erroneamente, i due termini vengono confusi e utilizzati alternativamente, è bene pertanto definirne il significato.
Per ritiro si intende “qualsiasi misura volta a impedire la distribuzione e l’esposizione di un prodotto pericoloso, nonché la sua offerta al consumatore”. Nel momento in cui il prodotto sia già stato acquistato dal consumatore, invece, si procede con il richiamo, per cui si intende “qualsiasi misura volta a impedire la distribuzione e l’esposizione di un prodotto pericoloso, nonché la sua offerta al consumatore”.
L’allerta viene diffusa attraverso la pubblicazione su diversi siti, compreso il sito del Ministero della Salute. A dare i vari avvisi si aggiungono poi le aziende produttrici e spesso anche i punti vendita. È possibile quindi restituire il prodotto chiedendone la sostituzione, in taluni casi viene effettuato il rimborso. In caso di dubbi ci si può rivolgere alla propria ASL di competenza. Consumatore avvisato, mezzo salvato.
Fonte: https://it.businessinsider.com/richiami-prodotti-cibi-rischi-alimentari-assicurazione-studio/