Le procedure infinite
L’Italia ha un potenziale eolico notevole, che ci permetterebbe di raggiungere, e anche di superare, i target di energia richiesti dall’Unione europea per la transizione ecologica. Cos’è che ostacola, allora, lo sviluppo dell’eolico nel nostro territorio? Il problema, ancora una volta, è prettamente burocratico. Prendiamo come esempio l’iter di approvazione dei progetti. Per la realizzazione di un parco eolico sono necessari ben undici passaggi propedeutici, di cui cinque riguardanti l’autorizzazione dell’impianto e i restanti l’allacciamento a Terna, l’azienda di stato che gestisce la rete elettrica italiana. Si capisce, quindi, come le tempistiche aumentino sensibilmente, essendo necessari, nella migliore delle prospettive, anche sette anni per ultimare l’opera. A patto ovviamente di non incappare, nel frattempo, in intoppi o impedimenti di qualsiasi genere. Come quelli determinabili dalle Regioni, le quali potrebbero porre lo stop a un progetto a seguito di un’istanza presentata da un comitato; o, inoltre, dalle soprintendenze, l’ente legato al Ministero della Cultura, nei casi in cui il progetto si ponga in netto contrasto con l’ambiente e il paesaggio circostante.
Obiettivi ancora lontani
Ad ogni modo, l’eolico rappresenta oggi il 7% dei consumi totali. Un valore ancora troppo limitato che non fa altro che rimarcare il nostro ritardo, imputabile, secondo il co-portavoce nazionale di Europa Verde, Angelo Bonelli, a governo, regioni e provincie. Per Bonelli “il costo delle rinnovabili è molto basso ma si continua a fermarle, guardando ancora alle fonti fossili, principali responsabili del disastro economico e sociale che stiamo vivendo” *. Eppure, il nuovo millennio era iniziato con il piede giusto, tanto da portare alla realizzazione della quasi totalità degli impianti attualmente in esercizio, raggiungendo il picco nel quinquennio 2007-2012. Considerata la presenza di aree particolarmente ventose, gran parte degli impianti eolici si trova al meridione, specialmente in Puglia, che è la regione che ne ospita di più, seguita da Sicilia, Campania, Calabria e Sardegna. Nessun progetto, invece, è ancora stato realizzato off-shore, ovvero sulla superficie di specchi d’acqua, anche se le esperienza registrate nel nord europeo stanno spingendo verso questa direzione.
Alcuni segnali incoraggianti
Questi primi mesi del 2022, se non altro, ci hanno restituito un segnale incoraggiante, complice soprattutto la crisi energetica innescata dal conflitto in Ucraina, che ha costretto l’intera Unione europea a cercare di ridurre la dipendenza dalla Russia. A tal proposito, il governo italiano ha deciso di imprimere una forte accelerazione su alcuni dossier, impantanati da diversi anni, attinenti, per l’appunto, alla produzione di energia green. Poco più di un mese fa, infatti, il Consiglio dei ministri ha dato il via libera alla realizzazione di sei parchi eolici, i quali andranno ad aggiungersi ai due già sbloccati, sempre dal Consiglio dei ministri, lo scorso febbraio. I nuovi parchi eolici saranno dislocati in Puglia, Basilicata e Sardegna e, una volta completati, genereranno una potenza pari a 418 MW. Un altro segnale incoraggiante proviene, infine, dal Decreto Semplificazioni, il quale dovrebbe velocizzare le autorizzazioni e agevolare le procedure, permettendo così la conclusione dell’intero iter in soli 260 giorni.
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