Use it or lose it
A quasi due anni dallo scoppio dell’emergenza sanitaria legata alla diffusione della pandemia da Covid-19, il settore del trasporto aereo fa registrare un lento seppur fondamentale segnale di ripresa. Accade sempre più spesso, però, che i cieli europei vengano attraversati da aerei di linea praticamente vuoti. Proviamo a spiegare brevemente il perché. È il caso dei cosiddetti voli fantasma – ghost flights – balzato improvvisamente alla cronaca dopo che Lufthansa, la compagnia di bandiera tedesca, ha comunicato l’esigenza di dover effettuare circa “18mila voli inutili durante l’inverno solo per mantenere i suoi diritti di decollo e atterraggio” *. Voli per la maggior parte andati deserti, o con pochissimi passeggeri a bordo, il tutto al fine di non vedersi revocato il diritto di utilizzo di determinati slot aeroportuali precedentemente assegnati. Use it or lose it, quindi.
Il meccanismo di assegnazione degli slot
Una scelta strategica che appare, soprattutto da un punto di vista squisitamente economico, del tutto insensata e irragionevole, ma che trova invece fondamento e giustificazione in una speciale regola attualmente vigente all’interno dell’Unione Europea. Il Regolamento (CEE) nr. 95/1993 del Consiglio, relativo a norme comuni per l’assegnazione di bande orarie negli aeroporti della Comunità, nel disciplinare il meccanismo della Slot Regulation, stabilisce che, due volte nell’arco di un anno, negli aeroporti comunitari vengono assegnati slot utili al decollo e all’atterraggio. In un secondo momento, le compagnie aeree sono libere di restituire uno slot, venderlo a un competitor o, ancora, conservarlo per l’anno seguente, purché sussista una particolare condizione: aver operato, al termine del periodo di rifermento, almeno l’80% dei voli originariamente programmati. Tale soglia, fissata in una fase antecedente alla comparsa del Covid-19, è stata, in concomitanza con i primi lockdown e le limitazioni agli spostamenti, dapprima temporaneamente sospesa e, successivamente, rivista al 50%.
La questione ambientale
Nella vicenda appena descritta, vi è una questione discordante che non può passare in secondo piano, in quanto si pone in netta contraddizione con l’attuale periodo storico e con gli obiettivi climatici stabiliti a livello europeo: quelle stesse istituzioni che assiduamente – o almeno così dovrebbero – si battono per portare avanti la svolta green e raggiungere la tanto agognata neutralità climatica sono le stesse che permettono a migliaia di aerei di volare quotidianamente vuoti, o semi-vuoti, accettando di fatto l’elevato costo ambientale che, inevitabilmente, finisce per ripercuotersi sulla collettività tutta. Situazione paradossale, specialmente se si tiene in debita considerazione che, stando a quanto riportato dall’International Council on Clean Transportation (ICCT), il traffico aereo è responsabile, da solo, di circa il 2,4% delle emissioni globali di anidride carbonica da combustibili fossili.
Fonti: