C’è chi le definisce, forse con una buona dose di ottimismo o forse con molta lungimiranza, dipende dal punto di vista, l’oro del ventunesimo secolo. Sta di fatto che il tema delle terre rare è più centrale che mai, pronto a ridisegnare gli attuali equilibri geopolitici.
Che cosa sono le terre rare?
È più che lecito, innanzitutto, domandarsi che cosa si intende effettivamente con il termine terre rare. A dispetto del nome loro attribuito, il quale potrebbe far pensare in un primo momento a una situazione di scarsità o di indisponibilità profonda, esse sono per contro particolarmente diffuse sulla crosta terrestre. Il problema, semmai, è di concentrazione, vale a dire di difficoltà nel trovarne in quantità tale da permetterne un prelievo economicamente sostenibile. Più nello specifico, si tratta di un gruppo di diciassette metalli, suddivisi in terre rare leggere – LREE, light rare earth elements – e terre rare pesanti – HREE, heavy rare earth elements – utilizzabili in svariati settori e già contenuti all’interno della famosa tavola periodica degli elementi chimici. A questi bisogna poi aggiungere, inoltre, i metalli ferrosi e i “non metalli”, come ad esempio il litio, il nichel e il cobalto, quest’ultimi cattivi conduttori di calore e di elettricità.
I settori in cui vengono utilizzate
Le aree di attività in cui le terre rare trovano ad oggi piena applicazione sono innumerevoli e sono sotto lo sguardo, spesso inconsapevole, di tutti. Riguardano, difatti, settori di primaria importanza economica e strategica. A titolo esemplificativo, Interessano l’industria aerospaziale così come il settore dell’energia nucleare, eolica e solare. Interessano il settore militare, in particolare per quanto riguarda la costruzione di sistemi radar, così come quello medico, dove vengono utilizzate in alcuni trattamenti specifici e nella ricerca scientifica. Interessano, ovviamente, l’elettronica di consumo e il settore automobilistico, in particolar modo per ciò che riguarda la fabbricazione di batterie per auto elettriche. I giacimenti di terre rare sono situati prevalentemente in Cina, la quale possiede, da sola, circa il 40% delle riserve mondiali. Altri giacimenti sono presenti, in quantità decisamente inferiore, in Vietnam, Brasile, Russia e anche Stati Uniti.
Un’arma geopolitica
La Cina, oltre a possedere la maggior parte dei giacimenti, è anche il primo produttore al mondo di terre rare e, pertanto, anche il primo esportatore al mondo. Ed è proprio questo il nodo della questione, la miccia che potrebbe far esplodere una vera e propria guerra commerciale. Perché vale la pena ricordarlo: le terre rare sono fondamentali per portare avanti nel modo più rapido ed efficacia possibile quel processo di digitalizzazione e di decarbonizzazione che la comunità internazionale invoca da tempo. In tal senso, non appare distensiva la legge approvata dal governo di Pechino lo scorso anno, la quale, senza fare riferimento espresso alle terre rare, mira a limitare l’esportazione di prodotti per ragioni di sicurezza interna. Il pericolo è che le terre rare vengano utilizzate come strumento di ricatto o di ritorsione. Esiste un precedente. Nel 2010, la Cina, per risolvere a proprio favore un contenzioso con il Giappone, bloccò, non ufficialmente, le esportazioni verso Tokyo generando un aumento del prezzo delle terre rare di circa il 400%. Prontamente arrivò la condanna del WTO – World Trade Organization – per violazioni di norme internazionali. Il blocco, tuttavia, fu rimosso solamente dopo quattro anni.
Fonti:
– https://www.ilpost.it/2012/03/14/la-questione-delle-terre-rare/ ;
– https://forbes.it/2021/05/06/terre-rare-petrolio-nostro-secolo-mano-cina/ .