È da poco che è stato introdotto l’obbligo di mostrare il cosiddetto “foglio verde” per avere la possibilità di accedere ad alcuni luoghi e locali pubblici che già sorgono i primi timori. Come è già capitato in passato per l’app Immuni, c’è chi si è chiesto se sia possibile che l’obbligo di mostrare il Green Pass possa rientrare tra i casi di violazione della privacy.
Green Pass: quali sono le conseguenze?
Come ho già avuto modo di riportare in un articolo di qualche settimana fa, il Green Pass a partire dal 6 agosto 2021 è diventato un obbligo per chi vuole accedere ad alcuni luoghi e locali pubblici quali, ad esempio, cinema, teatri e ristoranti. Nell’ottica di ridurre il rischio di contagio, il Green Pass permette di individuare coloro che sono stati vaccinati contro il Covid-19, hanno ottenuto un esito negativo al test molecolare o antigenico, oppure sono guariti dalla malattia. Alcuni però si sono chiesti se sono davvero solo queste le informazioni che effettivamente vengono fornite mostrando il Green Pass nei luoghi in cui quest’ultimo è diventato obbligatorio.
Il dubbio è principalmente sorto in relazione alla presenza del QR-Code sulla Certificazione e dei dati in esso contenuti, oltre ai dati identificativi del proprietario come nome, cognome e data di nascita.
Le risposte del Garante della Privacy
Il Garante della Privacy, in un periodo come questo di emergenza sanitaria in cui si è spesso derogato al rispetto delle libertà fondamentali, si è fin da subito attivato a tutela degli imprescindibili diritti costituzionali. Con il Provvedimento del 9 giugno 2020, nr. 229 il Garante della Privacy ha dato il via libera alla richiesta del Green Pass da parte dei commercianti che per legge sono tenuti a chiederlo. Anzi, addirittura sembrerebbe voler tranquillizzare tutti coloro che dubitano di un eventuale uso improprio del Certificato Verde.
Il dubbio che principalmente preoccupa non pochi italiani riguarda l’app VerificaC19, unico sistema ad oggi in grado di accertare la validità del Green Pass. Recentemente, però, il Garante della Privacy ha tolto ogni dubbio e ha confermato che l’analisi del QR-Code da parte dell’applicazione non raccoglie alcun dato personale “sensibile” di chi esibisce il documento. In particolare, l’applicazione non rileva l’evento sanitario che ha generato il Green Pass. Le uniche informazioni a conoscenza dell’operatore saranno quelle necessarie per verificare che l’identità della persona rilevata corrisponda a quella riportata sulla certificazione. Non sarà possibile, quindi, per l’addetto ai controlli, sapere se la persona è stata vaccinata, ha contratto la malattia o ha effettuato un tampone, preservando così la privacy dell’interessato.
Sembrerebbe dunque che anche questa volta i nostri dati personali siano salvaguardati. Impresa non sempre facile se pensiamo che uno dei rischi principali derivanti dall’uso di applicazioni sul cellulare è proprio quello di diffondere informazioni private verso chi potrebbe farne un uso illecito.
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