È da oltre un anno e mezzo che la maggior parte delle aziende ha dovuto riorganizzare la propria attività lavorativa dando ai propri dipendenti la possibilità di lavorare da remoto. Ormai lo smart working è diventato una prassi consolidata e questo porta a chiedersi quanto i lavoratori siano disposti a tornare alle proprie scrivanie.
Covid-19 e Smart working
Con la Pandemia da Covid-19 l’obbiettivo principale è stato quello di limitare il contatto tra persone. In ambito lavorativo, laddove la struttura aziendale non permetteva un idoneo distanziamento sociale, l’unica soluzione prevista è stata quella di permettere ai lavoratori di svolgere la propria attività da remoto nella propria abitazione. A poco più di un mese dall’inizio della pandemia, infatti, circa quattro italiani su cinque lavoravano da casa.
Questa nuova modalità di lavoro ha portato un’importante svolta anche nella vita privata dei lavoratori; lo smart working ha rivoluzionato la concezione degli orari di lavoro, l’organizzazione del tempo vita-lavoro e le abitudini personali.
Ormai lo smart working potrebbe quindi essere definito come la nuova frontiera dell’organizzazione dell’attività lavorativa. Ma quanto è stato apprezzato dai dipendenti?
Smart-working: pro e contro per i dipendenti
Ad oggi, sono circa due milioni gli italiani che sarebbero disposti a continuare a svolgere la propria attività lavorativa da remoto. Secondo uno studio effettuato da Izi in collaborazione con Comin & Partners, il 57 % dei lavoratori preferirebbe continuare la propria attività lavorativa da remoto. Le ragioni sono di varia natura. Innanzitutto, è stato evidenziato il risparmio economico soprattutto da chi utilizza mezzi di trasporto per il tragitto casa-lavoro. Inoltre, c’è chi con lo smart working ha evidenziato una maggiore flessibilità negli orari. La maggior parte dei dipendenti ha però sottolineato che lo smart working dà la possibilità di passare molto più tempo con la propria famiglia (dato da non sottovalutare soprattutto in quelle famiglie con figli in età giovanile).
Ovviamente non vanno nascosti anche i lati negativi di questa nuova modalità di lavoro. È stato constatato che molti lavoratori hanno difficoltà a dedicare il giusto tempo alle proprie attività private. Secondo lo studio di Izi è stato infatti rilevato che il 7% dei lavoratori ha difficoltà nel pianificare il proprio lavoro correttamente entro gli orari di lavoro prestabiliti e il 5% ha maggiore difficoltà ad organizzare il proprio tempo.
La modalità di lavoro da remoto, quindi, in parte ha sicuramente dato la possibilità di migliorare il tempo vita lavoro, ma, allo stesso tempo, potrebbe inghiottire completamente la propria vita per chi ha maggiore difficoltà ad organizzarsi. La scelta tra lavoro da remoto o in presenza dipende, quindi, anche dal proprio stile di vita.
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