L’inquinamento è una problematica che fa parte, oramai, della coscienza collettiva comune e a cui la gran parte della popolazione presta sempre maggiore attenzione. Ma oltre alla contaminazione dell’aria, della terra e dei mari con cui siamo consueti confrontarci, esiste una tipologia di inquinamento invisibile agli occhi, che sta assumendo proporzioni cosmiche. Stiamo parlando dei rifiuti spaziali.
Rifiuti in orbita
L’attività umana nello spazio è ormai presente da oltre 50 anni, annoverando più di 5.000 lanci. Ognuno di questi ha portato alla produzione di rifiuti, costituiti sia da oggetti che “fisiologicamente” si staccano dalle apparecchiature principali lanciate, ma anche da detriti derivati da guasti e malfunzionamenti.
Dei circa 42.000 oggetti pesanti presenti in orbita, 23.000 di questi vengono costantemente tenuti tracciati e monitorati, in quanto considerati a pericolo di collisione. A tutto questo va aggiunta anche la spropositata quantità di detriti minori provocati dall’attività spaziale in genere.
Lo “spazzino spaziale”
Per gestire questa situazione, quindi, l’ESA (Agenzia Spaziale Europea) ha stipulato un contratto milionario con la start-up svizzera ClearSpace che porterà a lanciare, nel 2025, la missione “ClearSpace-1”.
L’obiettivo principale è quello di sviluppare una tecnologia in grado di recuperare i detriti spaziali, conducendoli alla distruzione in atmosfera.
Obiettivo: Vespa
Il target di questa prima missione è Vespa, un detrito generato dal lancio di un razzo Vega, presente in orbita dal 2013, che risulta ora fuori controllo nella cosiddetta “orbita di smaltimento”, ovvero dove vengono depositati i detriti affinché non rappresentino un rischio per le missioni spaziali future.
La “cattura” di questo rifiuto avverrà grazie alla conformazione del dispositivo lanciato da ClearSpace che, grazie alla struttura “a ragno”, in seguito ad affiancamento del detrito ed al raggiungimento di una velocità favorevole per il compimento dell’operazione, lo intrappolerà nelle proprie braccia robotiche e lo porterà alla distruzione.
Le prospettive
Da questo progetto sono emersi due aspetti di particolare rilevanza per la futura gestione delle attività dell’uomo nello spazio.
In primo luogo, con la costituzione del dispositivo che verrà utilizzato nella missione di ClearSpace-1, si è dimostrato come sia possibile progettare e costruire un’apparecchiatura in grado di compiere la propria funzione primaria con la possibilità di integrare la funzione di recupero dei propri detriti.
Inoltre, questa collaborazione dell’ESA con una società esterna ha aperto un nuovo settore commerciale legato alla rimozione dei rifiuti spaziali.