Nel corso del 2020 abbiamo realizzato quanto un microrganismo possa influenzare con prepotenza la nostra vita; la pandemia COVID19 ci ha fatto scontrare con un lato tragico legato agli effetti di questi invisibili agenti biologici, facendoci quasi dimenticare quanto questi piccoli organismi siano in realtà alla base di processi innovativi in molti settori.
L’innovazione
Ormai da molti anni, infatti, le capacità intrinseche di vari microrganismi, così come la possibilità di modificarne il materiale genetico a vantaggio di una determinata caratteristica, sono alla base di moltissimi processi di innovazione, a partire dall’agricoltura fino ad arrivare all’ottenimento di biocombustibili.
Settore alimentare
Un esempio, in ambito alimentare, è rappresentato dalla capacità naturale di alcuni batteri di aggredire componenti vegetali trasformandole in sostanze utili per i consumatori. È il caso di un ceppo batterico in grado di produrre acido acetico e cellulosa, sostanze che permettono di migliorare le caratteristiche organolettiche e di allungare il tempo di conservazione dei prodotti da forno senza glutine, o ancora del ceppo batterico in grado di indurre una lievitazione del tutto simile a quella canonica con il lievito, che permetterebbe quindi di non utilizzarlo e di evitare così le reazioni avverse nei soggetti particolarmente sensibili.
Settore agricolo
In agricoltura sono moltissime le applicazioni dei microrganismi e la ricerca scientifica in tal senso non accenna ad interrompersi. Merito degli ottimi risultati ottenuti negli anni trascorsi, come ad esempio nello studio effettuato dall’Università Statale di Milano in associazione alla King Abdullah University of Science and Technology (Arabia Saudita) in cui sono stati isolati due ceppi batterici capaci di colonizzare i tessuti delle radici delle piante, in particolare del peperone, aumentandone la resistenza e l’adattamento alla siccità, come riportato dall’articolo successivamente pubblicato su Environmental Microbiology.*
I microrganismi e la plastica
Molto ampia è l’applicazione dei microrganismi in relazione alle plastiche, sia per il loro smaltimento che per la loro produzione.
Infatti, se da un lato esiste la possibilità di sfruttare un’ampia varietà di microrganismi che sono in grado di utilizzare la plastica come fonte di carbonio e quindi smaltirla mentre la utilizzano come substrato, dall’altra modificando il materiale genetico di batteri come l’Escherichia Coli li si può rendere in grado di sintetizzare biopolimeri plastici.
Quindi combinando l’attività sui due fronti è possibile non solo effettuare attività di bonifica dalla plastica, ad esempio, a livello marino, ma anche implementare la sintesi di polimeri plastici senza le implicazioni legate alla sua produzione canonica.
I biocarburanti
Merita, infine, una menzione il processo che ha permesso, già nel 2013, di utilizzare batteri modificati per produrre benzina.
Ancora una volta il protagonista è il batterio Escherichia Coli che, in seguito a manipolazione metabolica, si è dimostrato in grado di produrre non solo alcani a catena lunga in grado di sostituire il diesel, ma anche alcani a catena corta che potrebbero sostituire la benzina.
Questi sono solo alcuni esempi di come le capacità dei microrganismi possano essere applicate a macro-processi così di impatto nella nostra vita, abbattendo abitudini e convenzioni produttive che ci accompagnano da secoli.
Fonti:
* https://sfamjournals.onlinelibrary.wiley.com/doi/abs/10.1111/1462-2920.14272