L’emergenza sanitaria che ha colpito il nostro Paese (e non solo), negli ultimi mesi, ha comportato un sensibile aumento di rifiuti: si stima un aumento della produzione medio di 300.000 tonnellate con il rischio di un conseguente aumento del traffico e della gestione illecita dei rifiuti.
I risultati dello studio
Dallo studio effettuato dall’Istituto Superiore per la Ricerca e Protezione Ambientale (ISPRA) emerge, in Italia, un fabbisogno giornaliero di mascherine pari a 37,5 milioni e di 80 milioni di guanti; considerato che il peso medio delle mascherine (tra chirurgiche, FFP2 e FFP3) ammonta a 11 grammi l’una così come per una coppia di guanti, il calcolo è presto fatto: 1.240 tonnellate di rifiuti al giorno che si traducono in un valore medio di 300.000 tonnellate stimate entro fine anno. Rifiuti che, in accordo all’Istituto Superiore per la Sanità, finiscono nella raccolta indifferenziata.
Se durante i mesi di lockdown l’aumento dei rifiuti da dispositivi di protezione è stato compensato dalla riduzione dei rifiuti provenienti dalle attività produttive (si stima in tal senso una riduzione di circa il 10% nel bimestre marzo – aprile 2020, pari a 500.000 tonnellate) e, in relazione al calo del PIL, dalla riduzione dei rifiuti urbani, ora non è più così e a tali rifiuti si aggiungono e si aggiungeranno quelli derivanti da tutti quei prodotti necessariamente usa e getta come le mantelline utilizzate dai parrucchieri, le visiere impiegate dalle estetiste e dagli studi medici, etc.
Il destino dei rifiuti
Tali rifiuti indifferenziati, sommati ai rifiuti urbani normalmente prodotti, vengono conferiti per circa la metà alle discariche (circa il 47%); della restante metà, gran parte, circa il 44%, viene bruciata nei termovalorizzatori, parte viene conferita all’estero (circa il 4%) e il rimanente viene smaltito illegalmente (circa il 5%).
Se non contassimo l’abbandono incontrollato nell’ambiente, il quantitativo di rifiuti derivanti dal’emergenza sanitaria non sarebbe di per sé un problema; tuttavia, tale quantitativo va ad accumularsi a quantitativi ben più ampi, alla base di un ciclo di smaltimento in sofferenza già da tempo. Senza dimenticare il problema sempre più attuale degli incendi dolosi appiccati ai capannoni: nel 2018 si stima nella sola Città metropolitana di Milano siano andate a fuoco circa 5.000 tonnellate di plastiche rilasciando diossina oltre 1000 volte i valori limite di legge.
Per non sovraccaricare il sistema, il Ministero dell’Ambiente ha emanato a marzo una circolare allo scopo di aumentare i quantitativi di rifiuti che possono essere stoccati nelle discariche e bruciati nei termovalorizzatori, prevedendo, in aggiunta, la possibilità di prolungare le tempistiche di stoccaggio dei rifiuti nei depositi temporanei fino a 18 mesi.
Stop al riciclo dei rifiuti
Il periodo di lockdown ha, inoltre, interrotto la filiera del riciclo; per far fronte a ciò è stata aumentata la capacità di stoccaggio dei depositi dei rifiuti, in attesa del riciclo, fino al 50%. Ma il crollo del prezzo del petrolio ha fatto sì che diminuisse anche, di conseguenza, il costo delle materie prime, rendendo più vantaggioso l’impiego di plastica o carta vergine a fronte del prodotto di riciclo. Utile sarebbe un intervento legislativo che imponga l’utilizzo, dove possibile, di quantitativi minimi di materiale riciclato, ad esempio per i sacchetti dei rifiuti, così come significative agevolazioni fiscali potrebbero incentivare i produttori ad utilizzare prodotti riciclati a fronte di materia prima vergine.
Le azioni da intraprendere
Oggi più che mai è necessario affrontare il tema dell’end of waste in modo sistematico, senza lasciare azioni al caso, e con un occhio al futuro, tendendo nel frattempo una mano alle imprese che hanno subito perdite economiche attraverso, ad esempio, la sospensione della TARI ma anche incentivandole con importanti agevolazioni fiscali ad una gestione sostenibile delle attività, sia in termini di produzione di rifiuti, sia in termini di utilizzo di materia prima da recupero e/o riciclo.
Di fondamentale importanza è anche la sensibilizzazione dei cittadini sulla corretta gestione dei rifiuti al fine di limitare l’abbandono incontrollato nell’ambiente ma anche sulla riduzione degli stessi, ad esempio, attraverso l’utilizzo di dispositivi riutilizzabili anziché monouso.
Fonte: “Rifiuti: con il Covid 300 mila tonnellate in più. A Milano la ‘ndrangheta è già al «lavoro»” di Milena Gabanelli e Simona Ravizza – articolo pubblicato sul Corriere della Sera; SNPA – Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente ”Emergenza sanitaria Covid-19 e ciclo dei rifiuti”.