La nuova frontiera del “tampone rapido”
È attualmente in fase di testing, fortemente voluta dal Governatore della Regione Veneto, il tampone rapido di origine sudcoreana che permetterà in meno di 10 minuti ed al costo di 12 € di sapere se un soggetto sia o meno positivo al COVID-19. Ma come funziona questo dispositivo, e quali sono le differenze con il “tampone canonico”?
Confrontando i due tipi di tampone, in realtà, la prima caratteristica che salta all’occhio non è una differenza ma un aspetto comune, ovvero il principio di funzionamento; seppur basato su tecniche e tecnologie differenti, infatti, entrambi i tamponi individuano direttamente l’RNA virale, e non gli anticorpi derivati dallo scatenarsi dell’infezione.
Questo significa che, anche con l’effettuazione del tampone rapido, si ottiene un risultato in termini “positivo” o “negativo” al COVID-19.
Funzionamento e risultati
Il primo passaggio per lo svolgimento del tampone rapido è l’effettuazione del prelievo a livello nasofaringeo, come per il tampone classico; il campione prelevato viene poi sciolto in una provetta contenete un liquido in grado di stabilizzare l’antigene. A questo punto, un piccolo campione del liquido ottenuto viene caricato su un supporto (simile a quello di un test sierologico o di un test di gravidanza) sul quale sono presenti gli anticorpi COVID-19.
L’incontro antigene-anticorpo scatena una reazione colorimetrica visibile sottoforma di banda rossa permettendo, in circa 7 minuti, di individuare ed isolare un soggetto positivo.
Nonostante questo tipo di risultato, il tampone rapido non nasce allo scopo di diagnosi, bensì come strumento di screening, che permetterà in tempi molto rapidi di testare un gran numero di persone e di sottoporre a test molecolare (il tempone classico) chi ha presentato un risultato positivo.
Vantaggi
Data la rapidità nell’ottenimento del risultato ed il costo ridotto, si può pensare di introdurre il tampone per ottenere un primo dato in quelle situazioni delicate o di emergenza, quali possono essere gli accessi ai Pronto Soccorso, alle residenze per anziani o il rientro a scuola.
Può, inoltre, essere un valido strumento nelle mani dei medici di famiglia, che possono già in sede di visita, identificare e distinguere i pazienti affetti da COVID-19 da chi, ad esempio, presenta i sintomi di un’influenza stagionale.
Nonostante la apparente semplicità di utilizzo, per lo svolgimento del tampone rapido sarà necessario avvalersi di un operatore sanitario che abbia la giusta preparazione per prelevare il campione in modo corretto.
Seppur il tampone rapido sembra abbia una sensibilità minore rispetto a quello molecolare, questo non rappresenterebbe un limite per il suo utilizzo, ma quasi un vantaggio; permetterebbe, infatti, di identificare le persone che presentano una carica virale abbastanza elevata da potersi ammalare e trasmettere l’infezione, scartando automaticamente i soggetti con carica virale molto bassa e considerata “innocua” sia per loro stessi che per gli altri.
Le caratteristiche del tampone rapido sono state testate, per ora, su un numero limitato di soggetti; è in corso una fase di analisi su un numero molto più ampio di campioni con l’intento di validare le caratteristiche preliminari fino ad ora esposte. Solo questo risultato permetterà di comprendere l’effettiva bontà del tampone rapido quale strumento di screening e di indirizzare con la massima efficacia il suo utilizzo a favore della collettività.